Caccia alla Volpe
Grazie al contributo della Regione Toscana la STCV ha potuto promuovere la propria attività sportiva e mettere in risalto la propria storicità, partecipando al Meet Nazionale, a Sabbioneta MN, delle Società di Caccia a Cavallo delle varie Regioni d'Italia. Contribuendo con premi e riconoscimenti.

La Caccia a Cavallo

Un po' di storia a cura di Raffi Nello e Brilli Massimo.

L'uso del cavallo per la caccia si perde nella notte dei tempi e, ragionevolmente, si può far risalire a quando l'uomo addomesticò i primi equini probabilmente proprio per la capacità di questi di raggiungere più facilmente le prede in fuga e dare così maggiori possibilità di cattura e quindi di sopravvivenza all'uomo stesso.Col progredire della civiltà la necessità della caccia come mezzo di sostentamento divenne sempre meno essenziale, ma l'impiego del cavallo quale mezzo di avvicinamento ed inseguimento delle prede rimase insostituibile specie per quei mammiferi di grossa taglia che istintivamente trovano nella fuga la migliore protezione davanti ad un pericolo incombente.Nel medioevo la caccia si trasforma ulteriormente affiancando alla pratica venatoria l'addestramento equestre necessario, specie nei giovani, alla formazione tanto fisica che di carattere dei futuri cavalieri: divertendoci ci si preparava tanto alla guerra quanto alla custodia e protezione delle proprie terre.Fra l'altro è proprio in quel periodo che viene codificato l'impiego della "muta" di quei cani che diverranno protagonisti di promo piano di ogni caccia affiancando ai veloci "veltri" da seguito i più potenti molossi per la definitiva cattura.E' interessante notare come, ancora nell'800 questo tipo di caccia fosse praticato in Toscana prevedendo tra l'altro l'uccisione della preda, ormai accerchiata ed attaccata dalla muta,con una corta e solida lancia, lo spiedo. D'altro canto in Francia, dove si pratica ancor oggi la caccia a cavallo al cervo e al daino, l'equipaggio porta al fianco una robusta daga da caccia che fa parte essenziale della "divisa" delle varie società.

Oggi:

Oggi la caccia a cavallo, pura espressione sportiva, tranne rare eccezioni, più nulla ha a che vedere con l'attività venatoria: semmai si propone come "custode" del bel montare, senza tecnicismi esasperati (peraltro in questo caso del tutto superflui se non inutili), privilegiando la riunione naturale fra cavallo e cavaliere e promuovendo in ogni caso la comprensione di come il cavallo debba essere un compagno da comprendere, interpretare e non "usare" come un attrezzo sportivo. Le società Storiche la praticano ancor oggi seguendo, chi più chi meno, i dettami "importanti" dal Duca di CHESTERFIELD a Roma nella prima metà dell'Ottocento. Accadde infatti che il Chesterfield, ospite dei principi Odescalchi, notando come le praterie incolte allora costituenti l'agro Romano fossero adatte alla caccia alla volpe tanto quanto le brughiere della madrepatria, decise di far venire dalla natia Inghilterra alcuni dei suoi purosangue ed una muta di 15 coppie di hounds per iniziare la nobiltà romana, fino ad allora abituata a rare passeggiate ed a qualche pic-nic, alle gioie della caccia a cavallo. L'iniziativa ebbe tanto successo che, alla fine della stagione il Chesterfield, tornando in patria, decise di lasciare cani e cavalli agli Odescalchi che poi dettero vita alla Società Romana della Caccia alla Volpe. La società Toscana per la caccia alla Volpe, nata raccogliendo l'eredità dei disciolti Sodalizi presenti tradizionalmente nella regione, pratica tuttora la disciplina con continuità e con un nutrito calendario di riunioni che accolgono, oltre naturalmente ai soci, anche simpatizzanti o cavalieri che vogliono comunque avvicinarsi alla pratica della caccia; unici requisiti richiesti per i non soci sono:

  • Cavalli idonei per morfologia,addestramento e indole.
  • Bardatura da caccia.
  • Abbigliamento idoneo e consono tanto all'occasione quanto alla prevenzione di incidenti.
Abbigliamento e bardatura.

L'abbigliamento dei cavalieri e le bardature dei cavalli assumono in occasione delle riunioni un ruolo di fondamentale importanza sia perché ne diventano il più immediato "biglietto da visita", sia perché, essendo stati codificati secondo criteri di tradizione e praticità, non possono in alcun modo essere disattesi. E' compito morale di ogni componente del Sodalizio quindi indirizzare sia i futuri soci quanto i partecipanti occasionali ad un corretto modo di vestire loro stessi ed il proprio cavallo. L'abbigliamento da caccia consiste in:
  • Giacca rossa (indossata dal master e dai cavalieri ai quali è consentito), nera, blu notte o verde;
  • Camicia bianca;
  • Cravatta o plastron;
  • Pantaloni chiari;
  • Stivali neri, cap o bombetta;
  • Sottosella sagomato.
  • Ovviamente è necessaria l'autorizzazione a montare.
Tutti i requisiti vengono riscontrati all'inizio della riunione e i neofiti vengono accuratamente seguiti durante i primi percorsi da membri anziani del Sodalizio. Essendo la Società senza fini di lucro si richiede solamente il versamento di una modesta contribuzione- il CAP - che assieme alle quote associative permette di far fronte alle minute spese ( postali, cancelleria, premi, ecc.).

Il Cavallo

Non vi sono razze più o meno dedicate, ma cavalli più o meno adatti ai terreni consueti di caccia. Chi è solito cacciare in pianura, ad esempio nelle brughiere e nelle pianure del nord Italia, potrà trarre sicura soddisfazione da un purosangue o, come si suol dire, da un cavallo "fine", mentre chi, come noi in Toscana, è solito frequentare terreni dei più vari, farà bene a scegliere un cavallo mesomorfo di altezza non eccessiva. Comunque il cavallo deve imprescindibilmente avere queste caratteristiche:
  • innata resistenza da incrementare con l'allenamento;
  • Propensione al salto di ostacoli naturali;
  • Buon carattere e capacità di correlarsi con altri cavalli;
  • Fiducia e franchezza nel proprio cavaliere.
La caccia alla volpe a cavallo ( in modo figurato ), come viene praticata nella nostra associazione, è un ottimo modo per esercitare l'attività equestre in libertà, sia per il cavallo che per il cavaliere. Il cavallo ha così una buona occasione per uscire dal rettangolo, socializzare e confrontarsi con i suoi simili. I cavalieri possono approfittare di un'occasione unica per visitare bellissimi posti altrimenti non accessibili, dare libero sfogo alle proprie capacità in sella, in una atmosfera un po' goliardica, tra ostacoli naturali, guadi, siepi, vari tipi di terreno, spaziando tra boschi, prati, pineta, spiaggia e macchia mediterranea.

Poi, come da copione , l'avventura si conclude con il pranzo, consumato tra i commenti, le risate e la soddisfazione di chi è riuscito a catturare la volpe.


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